Opera filosofica di Benedetto Croce, pubblicata nel 1902. Costituisce la prima
parte della trattazione crociana della
filosofia dello spirito.
Riallacciandosi all'insegnamento critico di F. De Sanctis, Croce rivendica la
piena autonomia della forma artistica dallo spirito, sia rispetto alla
conoscenza logica (l'arte è infatti per lui conoscenza intuitiva) sia
rispetto alla forma economica e a quella etica dell'azione: l'arte infatti ha
come sua materia il sentimento, ma essa lo supera e lo trasfigura, esprimendolo.
Croce mira a giustificare il carattere nello stesso tempo passionale e
contemplativo, pratico e teoretico dell'arte, conciliando in una sintesi
superiore al Romanticismo e Classicismo, estetica del contenuto ed estetica
della forma. Quest'opera, che nell'edizione del 1931 è stata arricchita
del capitolo XIX sulla storia delle dottrine particolari, ha esercitato
un'enorme influenza sulle concezioni di filosofia dell'arte del Novecento.